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venerdì 11 gennaio 2013

Monopoli:Come giocavano i ragazzi negli anni 1950/60?

 
I giochi di una volta , Monopoli negli anni 1950/60  Giochi della tradizione, Giochi di una volta.
 
I giochi di una volta  e la cultura del territorio l'espressione più autentica della cultura umana. sempre figlio del tempo e si adatta al contesto sociale nel quale si svolge. Recupero dei giochi tradizionali, per le giovani generazioni, rappresenta la riscoperta della propria storia culturale e materiale, delle proprie origini, del senso di appartenenza. Ricostruire la storia dei giochi nella tradizione di un territorio assume un profondo valore storico e antropologico. E la scuola dovrebbe promuovere progetti di studio sui giochi di una volta; non come ricerca episodica e fine a se stessa, ma come scelta didattica importante per la formazione del giovane. Il confronto delle varianti tecnologiche e delle regole con gli stessi giochi di altre zone geografiche ha un valore etneo-antropologico, non certo marginale per lo studio della storia locale dovessero scomparire la cultura e la memoria di giochi del passato, dei repertori ludici di marca a antropologica strettamente legati ai linguaggi, alle culture, alle assiologie delle singole comunità  sociali, allora si potrebbero suonare le campane a morto per il pianeta infanzia. Perché con la cultura del gioco scomparirebbe anche il bambino, sempre più espropriato, derubato, scorticato del suo mondo di cose e di valori e costretto a specchiarsi in culture non sue: prefabbricate, surgelate, imposte surrettiziamente dal mercato industriale, una delle componenti principali nella formazione psico-fisica dell'individuo; occasione di socializzazione e di apprendimento; formazione ed educazione. Il gioco stimola l'inventiva, la curiosità , l'ingegno, la manualità , la creatività ; abitua alla competizione, alla riflessione, al rispetto delle regole. Il gioco contribuisce a formare la mente e potenzia le abilità  fisiche e motorie; inoltre, rappresenta un vero e proprio allenamento che il bambino compie inconsapevolmente per avvicinarsi ed adattarsi alla società degli adulti. Giocando il bambino misura l'ambiente, prende coscienza dello spazio, misura le reazioni dell'adulto ed impara a vivere. L'attività ludica favorisce l'integrazione e non prevede differenze sociali o fisiche o di razza. Elementi essenziali del gioco sono: lo spirito da imitazione e la competizione , con le sue peculiarità di abilità , coraggio e valore sociale. Ma importante anche l'elemento emozionale, come piacere di far parte del gruppo, di partecipare al gioco, di sentirsi protagonista della gara, di mettersi alla prova e di riuscire a superare le difficoltà. Il gioco a piacere e regola. A parola e lingua, perché strettamente legato alla cultura ed ai linguaggi delle singole comunità sociali. Molti giochi hanno un fondo comune di tradizione, in quanto l'uno l'ha imparato dall'altro e, spostandosi, ha modificato e adattato ai nuovi ambienti e alle nuove abitudini; come avvenuto per le comunità  i cui usi e costumi hanno subito trasformazioni e osmosi a contatto con i popoli con cui sono venuti a contatto.sempre lo stesso modo di giocare, ma con diverse regole, e segno di originalità  e creatività. Svaghi, comuni a varie popolazioni dell'Europa, sono quello del cerchio, della palla, della trottola, della moscacieca. Nei giochi di una volta, la creatività e l'ingegno faceva che in una società  povera si costruiva con i materiali che c'erano a disposizione, ma la fantasia restava la materia prima. La bambola era di pezza come la palla, la macchinina era un carrettino di tavola con quattro ruote pure in legno, costruite dai più grandi ed esperti, prima ancora che arrivassero i cuscinetti a sfera. Oggi la grande produzione di giocattoli industriali, Tv ed il computer hanno ucciso non solo la creatività dei ragazzi, ma anche i rapporti di socializzazione del gioco. Hanno eliminato i segni educativi del gioco stesso: il movimento, la comunicazione, la fantasia, l'avventura, la costruzione, la socializzazione. Nei tempi passati, il gioco era di tipo creativo, collettivo di alto valore sociale. Si viveva in case piccole, poco comode, perciò la piazza era il laboratorio all'aria aperta di giochi semplici da parte di ragazzini indipendenti ed autonomi. Con poco si sopprimeva la noia. Ma dagli anni Sessanta del Novecento, con l'avvento dell'industrializzazione, l'aumento del benessere e del traffico, i bambini non giocano più in strada ed i giochi tradizionali vanno scomparendo. Ed oggi nella memoria dei più anziani restano con nostalgia i modelli di ingegneria, come i carrioli, costruiti applicando ad un asse di legno quattro ruote pure di legno, prima che comparissero i cuscinetti a sfera che permettevano di scendere in rapida corsa per strade non asfaltate. E poi tutti ricordano la fionda, ricavata da una forcella di legno duro alle cui estremità si legavano due elastici fissati ad un pezzetto di cuoio ovale, atta a lanciare piccole pietre capaci di dare la caccia agli uccelli, come rompere vetri e procurare danni in genere. E come far capire ai ragazzi di oggi che posseggono due  telefonini la gioia che procurava il telefono dei ragazzini di un tempo? Un filo teso tra due barattoli che portava la voce dalla bocca dell'uno all'orecchio dell'altro. E poi c'erano le gare con i tappi a corona delle bibite che correvano ai bordi dei marciapiedi; il gioco delle figurine dei calciatori o dei corridori.  giochi dimenticati tra cui quello delle pietruzza petra , quello della trottola, vecchio di seimila anni, u sbatti muru,a campana, a mazza e lu spizzangulu o stiraddru, il cerchio e tanti altri meriterebbero un attento lavoro di ricostruzione storica ed etnoantropologica, per la valorizzazione delle tradizioni e della cultura dei erritori


La girandola: cartoncino quadrato tagliare i quattro angoli
puntare le punte degli angoli con chiodino all'asta di legno.

Il monopattino: asse di legno e
 cuscinetti a sfera


Cerbottana :cannuccia di plastica e
proiettili di carta a mo' di cono.

La lippa:Mazza di legno e mazzuledo a mò
di palla da colf


Arco freccia:Ferri d'ombrello


Carriola:asse legno e cuscinetti a sfera

Fionda: forcella di legno duro, elastici di
camera d'aria, quadretto di cuoio, spago

La freccia serviva come giocattolo e come arma per la caccia di lucertole o di cavallette o di uccelli. Veniva confezionata con cura ed attenzione. La forcella nella maggior parte dei casi era ricavata dagli alberi d'ulivo; gli elastici venivano recuperati da vecchi guanti di para recuperati presso le fabbriche di piastrelle. L'assemblaggio dei pezzi richiedeva attenzione e collaborazione. Bisognava equilibrare gli elastici e trovare la giusta misura tra la forcella ed il cassiamo (pezzo di cuoio) cucito alle due estremità con dello spago per permettere di usare anche i pallini di piombo per la caccia.
 


MATERIALI: legno, mollette per panni, elastici di camera d'aria

Si trattava di un giocattolo che tutti i fanciulli si costruivano se volevano partecipare alla guerra che veniva organizzata fra le varie bande del paese. Era un pezzo di legno sagomato a forma di fucile sul quale si fissavano, con degli elastici ricavati dalle camere d'aria, delle mollette dei panni. Il fucile poteva essere ad uno a due a tre a quattro colpi ed i proiettili erano a due a tre... elastici a seconda della lunghezza del fucile. Stringendo la molletta dei panni, nella quale era fermato il proiettile, questo partiva andando a colpire il bersaglio

MATERIALI: cerchio di bicicletta, un pezzo di legno o una piccola canna

I fanciulli camminavano molto e andavano da un paese ad un altro dietro un semplice cerchio di bicicletta spinto da un pezzo di canna di cima o da un ramoscello d'ulivo. Questo andare così trotterellando dei ragazzi dietro una ruota era come seguire un motore che faceva muovere solo se stesso. Era come seguire se stessi ossia la propria dinamica la volontà espressa nel gioco Era un gioco consigliato da medico greco Ippocrate in uno dei suoi trattati di medicina circa 300 A.C

Le bimbe invece a moscacieca, gioco molto più composto e malizioso. Lo giocavano anche alla corte del Re Sole!



Gioco dei 5 sassi
Il gioco delle cinque pietre era una derivazione degli Aliossi. Cinque assi di forma rotonda grossi quanto una nocciolina costituivano il mezzo per passare ore ed ore a giocare. Il gioco si svolgeva sulle soglie delle case o nei cortili. I giocatori potevano essere diversi. Si faceva la conta per definire l'ordine dei gioco e ogni giocatore poteva entrare in gara solo quando il precedente aveva commesso un errore. Chi aveva commesso l'errore restava fermo un giro e ricominciava dalla posizione interrotta. Vinceva chi alla fine realizzava più punti dopo aver eseguito tutte le posizioni. Le posizioni dei gioco erano diverse: ad uno-, a due-, a tre-, a quattro-, a manu china (mano piena)-, a lassa e pija (lascia e prendi)-, a monaca-, a portone-, a forcella-, ad anello-, a taranta-, punti.


http://www.arte26.it/tradizioni_giochi.htm


http://www.salentu.com/Giochi/giochi_antichi.asp?id=5

-Foto dal web-  Tratti da Giocattoli di tradizione del Salento. Ed. CIPSS

 


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