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lunedì 17 gennaio 2011

Il Dialetto Monopolitano Wikipendia prof.Reho


Il dialetto monopolitano (nome nativo djalètte munepletène) è un dialetto parlato nella città di Monopoli. Solitamente incluso nella famiglia del dialetto barese, in funzione della collocazione geografica della città in cui è adoperato, presenta delle variazioni fonologiche e talvolta morfologiche, del tutto peculiari.
Come per la maggior parte degli altri dialetti italiani, il Monopolitano ha vissuto la sua storia di lingua volgare, ovvero "parlata del popolo", e per questo legata all'uso quotidiano conviviale e quasi esclusivamente orale.
Proprio per questa sua natura prevalentemente orale, non esistono delle convenzioni univoche per una sua trascrizione, che risulta particolarmente difficoltosa per le sue differenze fonetiche con l'italiano. Nella trascrizione di detti popolari, commedie in vernacolo e nella produzione letteraria si son seguiti diversi metodi, anche se il più completo appare quello proposto dal prof. Luigi  Reho, autore del Dizionario etimologico del monopolitano e di numerosi versi dialettali.
La salvaguardia dell'enorme patrimonio di identità e di conoscenza storica propria del dialetto è però in lenta erosione a causa del procedere dell'italianizzazione d
Origini
Come le altre lingue romanze il dialetto monopolitano trae origine dal latino, innestatosi su un substrato di parlate pre-esistenti, ed in particolare dal latino volgare maggiormente usato dal popolo (volgo) mentre il primo era la lingua adoperata da eruditi e letterati.
La base latina del monopolitano è stata arricchita nel corso dei secoli con apporti, più o meno consistenti, da parte del greco-bizantino, arabo, francese, delle lingue germaniche, di quelle slave e dello spagnolo. Tali contributi sono figli delle vicissitudini storiche che il territorio di Monopoli ha vissuto nel corso dei secoli, entrando in contatto con diversi popoli e subendo la dominazione di stati stranieri. e lo stesso, figlia della sua mancata salvaguardia e di Fonemi vocalistici [modifica]
Fonetica- fonemi -vocalistici

Secondo il modello del prof. Reho:
  • à - a tonica di suono aperto (es.: sàbbete, sabato);
  • â - suono intermedio tra a ed o, indica anche la concrezione (es.: âssenźjèle, l'essenziale);
  • e - è muta se interna (indicata anche con ë) e poco avvertita, con un suono indistinto, se terminale;
  • ē - e aperta non tonica (es.: affēmè);
  • è - e tonica di suono aperto (es.: sènde, lat. sanctus);
  • é - e tonica di suono stretto (es.: trédece, lat. trĕdĕcim);
  • ê - suono intermedio, nelle toniche, tra e ed o (es.: sêre, lat. sēra);
  • E miniscolo con doppio accento acuto.jpg - tonica, o in parola monosillabica, indica un suono indistinto come la e muta (es.: ubbedE miniscolo con doppio accento acuto.jpg, lat. ŏboedīre);
  • í - suono intermedio, nelle toniche, tra e ed i (es.: jínde, lat. intus);
  • ì - suono intermedio, nelle toniche, tra i ed u (es.: prìme, lat. prīmus);
  • I minuscola con stanghetta verticale.jpg - i tonica (es.: mI minuscola con stanghetta verticale.jpgre, lat. mĕrum);
  • O minuscola con stanghetta verticale.jpg - o tonica (es.: O minuscola con stanghetta verticale.jpgmede, lat. hūmĭdus);
  • ó - o tonica di suono chiuso (es.: róte, lat. rŏta);
  • ò - o tonica di suono aperto (es.: negòźźje, lat. nĕgŏtĭum);
  • ő - suono intermedio, nelle toniche, tra e ed o (es.: rēscjőne, lat. ratio, -ōnis);
  • ú - suono intermedio, nelle toniche, tra u ed i (es.: lúsce, lat. lūx, lūcis);
  • U minuscola con stanghetta verticale.jpg - u tonica (es.: fU minuscola con stanghetta verticale.jpgche, lat. fŏcus).
ella cultura dettata dagli odierni mezzi di comunica
nepőte, pl. nepúte.

Indebolimento o caduta della vocale finale non accentata [modifica]

Come per il francese moderno e, solo nel genere maschile, nel catalano, occitano, veneto, friulano, rumeno, francese antico e negli idiomi gallo-italici; il monopolitano ha subito la caduta, o meglio un forte indebolimento, delle vocali finali non accentate.
es.: lat. lŭpus, -a, fr. loup, rum. lup, mon. lúpe.

Comparativo [modifica] Le varie lingue romanze usano per formare il comparativo espressioni perifrastiche che nel monopolitano (come per francese, italiano, sardo, corso, friulano e galloitalico) si formano con continuazioni di plus, mentre in altre sono adoperate continuazioni di magis.

es.: lat. plus, fr. plus, mon. chju.
Numerali [modifica] La parola per indicare il numero 16 si forma in alcune parlate latine con dieci-sei, mentre in monopolitano con sei-dieci, come per il catalano, occitano, francese, sardo, corso, italiano, leonese, friulano, alcuni idiomi galloitalici e per il rumeno.
es.: lat. sēdĕcim, fr. seize, sardo sèighi, friu. sèdis, mon. sédece.

Passato composto [modifica] Come per portoghese, spagnolo, catalano, rumeno e siciliano, nella formazione dei tempi composti del passato di tutti i verbi il monopolitano usa il solo verbo "avere".

Particella affermativa [modificaNel monopolitano "sì" deriva (come per italiano, spagnolo, portoghese e retoromanzo) dal latino sic est.

es.: lat. sic, sp. , it. , mon. sìnezione.
Prof. Luigi Reho
http://it.wikipendia.org/

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